di Paolo Becchi e Giuseppe Palma su Libero, 17/12/2017


Gli attriti tra i due principali protagonisti del centrodestra troveranno probabilmente una soluzione. Se entrambi vogliono vincere, dovranno prima o poi incontrarsi. La legge elettorale favorisce le coalizioni e correre divisi avvantaggerebbe le formazioni avversarie, soprattutto il M5S. Inoltre la legge favorisce anche i partitini con una soglia di sbarramento al 3%. Sarà tuttavia sufficiente, per le liste che decideranno di coalizzarsi, raggiungere l’1% perché il loro risultato non vada disperso e attribuito all’interno della coalizione di cui fanno parte. Ciò ha spinto Berlusconi a pensare di costruire un centrodestra che sembra un’Arca di Noè: da mezza Alternativa Popolare (l’ex forzista Maurizio Lupi) all’ex leghista Flavio Tosi, dal neonato partito animalista di Michela Vittoria Brambilla a qualche pentito di Scelta civica.

Attenzione però, se i partitini non dovessero ottenere almeno l’1% dei voti, quel consenso elettorale non andrà alla coalizione bensì disperso. Ecco perché il leader di Forza Italia, per capitalizzare anche il consenso elettorale dei partitini, ha pensato di creare quella che lui stesso chiama la “quarta gamba”, cioè una lista unitaria che raccolga l’insieme delle liste minori che da sole avrebbero difficoltà a raggiungere l’1%. Per farlo, evitando la raccolta delle firme perché una nuova lista possa partecipare alle elezioni, le soluzioni sul tavolo sono diverse: la più probabile è quella dell’utilizzo del simbolo del Nuovo Centro Destra che, secondo gli accordi tra Lupi e Beatrice Lorenzin, resterebbe nelle disponibilità del primo, oppure utilizzare il simbolo di Gal – Grandi Autonomie e Libertà – gruppo parlamentare già esistente al Senato sin dal 2013.

I “PENTITI”

Ma il problema, a nostro avviso, è soprattutto politico. Imbarcare tutti i partitini in una lista unitaria potrebbe causare alla coalizione un effetto negativo, cioè guadagnare un voto ma perderne tre. Creare la cosiddetta “quarta gamba” e tirarci dentro uno come Lupi che abbandonò Fi dopo che il Cav era passato all’opposizione del governo Letta, oppure Tosi, l’ex leghista oggi turbo europeista, può essere in termini di voti controproducente. E stesso discorso dicasi per alcuni “pentiti” di Scelta civica. E poi, come si concilierebbero le posizioni di Salvini e Meloni sull’euro con quelle di Enrico Zanetti? E come potrebbero convergere le posizioni di Berlusconi sulla doppia moneta con quelle dei fuoriusciti di Scelta civica per cui l’euro è irrevocabile? Lo stesso può dirsi in fondo anche per Stefano Parisi. Senza parlare poi dei vari Rotondi, Mastella e combriccole varie in cerca di posti a sedere sul carro dei vincitori… Gli unici forse compatibili sarebbero Raffaele Fitto, leader di Direzione Italia, e Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc, per le loro posizioni non eccessivamente europeiste.

Salvini però non ci sta. A lui questa “quarta gamba” non piace, soprattutto se dovesse presentarsi con il simbolo di Ncd, il partito che nacque a tradimento del Cavaliere e che – trasformatosi poi in Alternativa popolare – ha sostenuto tutte le peggiori nefandezze dei governi di centrosinistra. Ma ciò che il leghista non digerisce è la disomogeneità dei programmi, troppo diversi tra loro perché in campagna elettorale si possa parlare al popolo con una voce unitaria e credibile.

SGARBI C’È

Con questa “quarta gamba” Berlusconi rischia infatti di cadere dalla sedia su cui crede di essere più stabilmente seduto. E desta quasi l’impressione di volerla fare solo per bilanciare la forza di Salvini e Meloni. Eppure, se ciò che conta è vincere, una gamba vera c’è ed è quella che noi abbiamo deciso di chiamare la “quinta gamba”. Si tratta della lista Rinascimento-Sgarbi. Vittorio Sgarbi non entrerà mai nel calderone della “quarta gamba”, questo Berlusconi se lo può scordare. E la sua lista (prima o poi anche i sondaggi saranno costretti ad ammetterlo) ha concrete possibilità non solo di superare l’1%, ma di raggiungere la soglia del 3% e contribuire in modo determinante a far vincere il centrodestra.

Rinascimento-Sgarbi potrebbe addirittura essere decisiva nel Centro Italia dove, vista la netta divisione tra Pd e sinistra (la lista di Grasso correrà da sola), il centrodestra potrebbe vincere in alcune roccaforti del centrosinistra proprio grazie all’apporto culturale che Sgarbi ha sempre dato a quei territori (si pensi ad esempio all’Umbria e alle Marche dove la sua attività è stata costante negli anni). Invece di imbarcare chi in passato ha tradito e che potrebbe creare problemi nell’azione di governo, sarebbe più serio ed utile puntare sul cavallo di razza: la lista Rinascimento Sgarbi, che tra l’altro è l’unica sinora ad aver presentato un proprio programma. Ci pensi il Cavaliere, perché alla fine Sgarbi potrebbe anche decidere di correre da solo.